Lorenzo Cicconi Massi

La vera consapevolezza che avrei voluto raccontare qualcosa di mio avvenne un giorno durante una festa di compleanno di bambini quando vidi gli stessi giocare fra loro. Erano tutti vestiti di bianco incuranti della mia presenza e immersi in un campo di grano inondato di Luce; mi tornò in mente con molta forza la mia infanzia e capii che forse era l'idea giusta da provare a raccontare fotograficamente. Ho cominciato a scattare in bianco e nero e alcune fotografie nel primo rullo sono per me ancora fra le più significative che io abbia fatto nella mia produzione”


Angelo Zzaven: Lorenzo, per cominciare vorrei che mi parlassi di te, chi sei, cosa fai nella vita, qual è stato il tuo primo incontro con la fotografia?

Lorenzo Cicconi Massi: Quando ero un bambino il mio sogno era quello di diventare un attore cinematografico, amavo molto i film degli antichi romani e li disegnavo spessissimo. Crescendo ho pensato che la regia cinematografica potesse essere altrettanto interessante e ho cominciato a 16 anni a sperimentare le prime tecniche di ripresa e poi di montaggio facendo dei video amatoriali con gli amici. Successivamente, approfondendo gli studi dopo il liceo, ho preso consapevolezza del patrimonio artistico e culturale che la mia città di Senigallia, dove sono nato e dove tuttora vivo, mi offriva, ho scoperto Mario Giacomelli. Mi piace pensare di averlo incontrato la prima volta rovistando dentro una scatola di scarpe dove mia madre teneva tutte le foto di famiglia. Fra queste stampe ho trovato 4 provini in carta baritata che rappresentavano i miei genitori con amici sulla spiaggia della città, mentre fumavano dei sigari. Le foto erano state fatte da Mario Giacomelli nel 1960, facevano parte di una serie dal titolo “anche i giovani fumano i sigari”. Questo incontro con Giacomelli così forte e così pieno di significato proprio per la presenza dei miei genitori mi è entrato dentro e ho cominciato a fotografare con una certa consapevolezza subito dopo, circa nel 1989, ritraendo dei bambini e delle bambine con vestitini bianchi che giocavano e che rappresentavano una mia idea di infanzia. Da lì nacque la serie “ le strade per giocare” con la quale vinsi il premio Canon Giovani Fotografi nel 1999 e due mesi dopo entrai in Contrasto, la prestigiosa agenzia fotogiornalistica.

Angelo Zzaven: Affascinante il tuo racconto, che mi incuriosisce e mi spinge a farti la seconda domanda. Quando lo hai conosciuto fisicamente... che ricordo hai dell'incontro col maestro Giacomelli?

Lorenzo Cicconi Massi: Non ho un ricordo preciso di quando ho conosciuto Mario Giacomelli poiché fin da bambino mi capitava di vederlo la domenica mattina in chiesa nel duomo di Senigallia, con i suoi capelli già bianchi e l’immancabile vestito nero. Poi nei primi anni 90’ quando ho prodotto e proiettato al cinema i miei primi cortometraggi, Mario fu invitato ed ebbe parole molto gratificanti nei miei confronti tanto che mi scrisse un biglietto che per malaugurata sorte è andato perduto. Ma il grande rimpianto è di non averlo mai intervistato con la telecamera vhs che utilizzavo sempre con i miei compagni a non più di 200 metri dalla sua tipografia, dove passava gran parte del suo tempo e dove tanti amici e appassionati andavano a trovarlo. In considerazione anche dello scarso materiale documentario che si ha su Giacomelli, posso dire di aver perso una grandissima occasione.

Lorenzo Cicconi Massi

Angelo Zzaven: Comunque, già da giovane eri molto interessato a questo geniale compaesano, ho letto dalla tua biografia che ti sei laureato in sociologia, discutendo la tesi “Mario Giacomelli e il gruppo Misa a Senigallia”. Che implicazioni ha avuto sulla tua fotografia l'attenzione e lo studio del suo lavoro?

Lorenzo Cicconi Massi: Credo che si possa dire che Mario Giacomelli, il suo modo di vedere e interpretare la realtà siano entrate sottopelle agli estimatori del suo lavoro ma direi anche a qualunque cittadino della nostra città. Le fotografie di questo grande artista si trovano ovunque; dentro case private e in semplici esercizi commerciali, dal macellaio al bar che lui frequentava. Quando ho iniziato con la camera oscura avevo l’esigenza di portare a compimento tutto il processo creativo della fotografia: dall'idea, allo scatto, allo sviluppo e poi alla stampa. Mi è venuto assolutamente spontaneo cercare, in linea con la forza espressiva di Giacomelli, questi contrasti elevati e a mano a mano che mi addentravo in questa strada (anche minata) cercavo una mia dimensione personale ed originale che naturalmente si potesse scostare e non finire nella banale imitazione del grande Maestro. A distanza di tutti questi anni credo di aver trovato la mia strada, una chiave di lettura personale lontano dalla semplice imitazione ma tenendo sempre presente la lezione Giacomelliana.

Angelo Zzaven: Comprendo che cosa vuol dire percorrere strade “minate”, anche a me è capitato quando ero più giovane. Riesci a risalire al momento esatto in cui hai trovato una strada “percorribile” che hai sentito tua?

Lorenzo Cicconi Massi: Quando si prende in mano la macchina fotografica è molto raro che si abbia la certezza, soprattutto all'inizio, di fare un buon lavoro. Ricordo i miei primi rullini di diapositive che andavano alla ricerca di sensazioni e cromie che avevo apprezzato in Franco Fontana e che il paesaggio marchigiano mi metteva a disposizione con una certa generosità. Non ottenni niente di buono ma fu la palestra per capire come usare la macchina e dove sbagliavo. La vera consapevolezza che avrei voluto raccontare qualcosa di mio avvenne un giorno durante una festa di compleanno di bambini quando vidi gli stessi giocare fra loro. Erano tutti vestiti di bianco incuranti della mia presenza e immersi in un campo di grano inondato di Luce; mi tornò in mente con molta forza la mia infanzia e capii che forse era l'idea giusta da provare a raccontare fotograficamente. Ho cominciato a scattare in bianco e nero e alcune fotografie nel primo rullo sono per me ancora fra le più significative che io abbia fatto nella mia produzione. La storia di questa serie ha una conclusione felice perché dopo molti anni la portai a les rencontres de la fotografie d’ Arles del 1999 dove ebbi un notevole riscontro critico tanto che tornando a Senigallia conclusi la serie che poi presentai al premio “canon giovani fotografi”: vinsi il primo premio e entrai nell'agenzia Contrasto.

Lorenzo Cicconi Massi

Angelo Zzaven: “… erano tutti vestiti di bianco,,, mi tornò in mente con molta forza la mia infanzia e capii che forse era l'idea giusta”. Raccontare se stessi è il nocciolo della questione, fotografiamo il mondo che ci sta attorno nella speranza di trovare noi stessi?

Lorenzo Cicconi Massi: Raccontare se stessi é sempre il nocciolo della questione soprattutto per chi come me usa la fotografia per raccontare fantasie, sogni desideri e ricordi lontani. Ho sempre pensato che questa fosse la fotografia che più mi apparteneva, rispetto ad una fotografia di reportage era implicito per me fare un lavoro di reinterpretazione e rielaborazione di ciò che vedevo. Fino poi a farlo uscire con un bianco e nero abbastanza contrastato, fedele alle luci che più mi piacciono sempre con grande attenzione rispetto alla composizione e all'inquadratura che a volte é tutt'altro che perfetta nel senso che non segue gli stilemi classici ma si equilibra con tutti gli altri aspetti che ho prima citato. Non credo molto all'oggettività della fotografia: la ritengo una forma espressiva che al pari delle altre arti é sempre frutto di una scelta e chi sta dietro la macchina fotografica porta dentro il proprio lavoro. Anche semplicemente il punto di vista da dove inquadrare la scena é sempre frutto di una scelta consapevole che nasce da tutto il mio background culturale ed emotivo.

Angelo Zzaven: Fin da piccolo sognavi di diventare attore e ti cimentavi nel disegno degli antichi romani, erano solo giochi che però denotavano già la tua sensibilità alle materie artistiche. Quali autori o correnti artistiche (abbiamo detto di Giacomelli) hanno, in seguito, influenzato quello che sei diventato oggi?

Lorenzo Cicconi Massi: Da bambino ero già appassionato di film sugli antichi romani e la bellezza delle loro armature condizionò la “produzione artistica” dei miei primi anni di scuola. Poi durante gli anni dell'università ho scoperto il cinema di Sergio Leone e anche qui l'estetica polverosa, solare e desertica mi ha profondamente colpito tanto che negli anni ho cominciato ad abbassare il punto di vista della macchina fotografica al pari di alcune inquadrature che vedevo nei duelli western di quei film. Di sicuro nel bianco nero fotografico gli autori che, oltre al già citato Giacomelli, mi hanno lasciato un segno importante sono i primi che ho incontrato, come spesso succede; e cioè Ansel Adams, H.C. Bresson e in epoca poi più recente sono rimasto molto affascinato dal modo di fotografare di Trent Parke fotografo australiano che fa parte dell'agenzia Magnum. Ma insieme alle correnti artistiche più tradizionali o più vicine alla fotografia come possono essere il cinema e la pittura, posso dire che la mia ricerca è anche profondamente influenzata dalla musica e spesso il tema che vado ad affrontare è ispirato da una recente composizione musicale che ho ascoltato. Per esempio “le donne volanti” hanno i Pink Floyd dell'epoca psichedelica come protagonisti nel mio immaginario e così i piano concerto di Rachmaninoff sono sovrapposti ai paesaggi delle Marche. Per concludere direi che la fotografia, anzi che ognuno di noi, è influenzato da tutto quello che ha visto letto o ascoltato e di cui si è nutrito negli anni della sua formazione, soprattutto in giovane età.

Lorenzo Cicconi Massi

Angelo Zzaven: Lorenzo, le immagini che accompagnano questa intervista fanno parte, di “Le donne volanti”, uno dei tuoi progetti che amo particolarmente. Come nasce, qual è l'idea che sottende questo lavoro?

Lorenzo Cicconi Massi: Le donne volanti nascono nel 2011 mentre percorrevo la campagna delle marche come sono solito fare e ascoltavo un brano del periodo psichedelico dei Pink Floyd. Ho immaginato, in questa campagna assolutamente deserta, di incontrare delle figure femminili prima ancorate a terra quasi prigioniere dei legami terreni e poi piano piano, grazie alle folate di vento e alla forza dell'immaginazione e del desiderio, pronte ad alzarsi e librarsi sopra la terra, volteggiare leggere come in assenza di gravità. Non saprei dire perché avevo questo desiderio; di sicuro non era riferito né alla pittura di Chagall né aveva altri riferimenti artistici. Forse potrei dire che era la realizzazione di un sogno ricorrente dove immaginavo di volare io stesso. La serie ha incontrato molte difficoltà nella sua realizzazione perché avevo bisogno di vedere queste ragazze volare davvero davanti ai miei occhi. Per poterlo fare ho provato tante cose fallendo ogni volta, finché non ho trovato il modo grazie a dei tappeti elastici. Nel 2016 quando ho concluso la serie, il punto di svolta è stato chiamare come modelle delle giovanissime della ginnastica artistica. Abituate a grandi acrobazie e prive di paura a saltare sui tappeti, hanno contribuito in modo determinante alla visione che avevo sognato per così lungo tempo. Essere chiamato dalla presidente del Parlamento Laura Boldrini che l'ha voluta esporre a Palazzo Montecitorio nel 2018 e le tante mostre che continuo a fare con questa serie mi conferma di aver raccontato il mondo femminile con uno sguardo molto personale. Almeno lo spero.

Angelo Zzaven: Qual è il prossimo “volo” a cui stai lavorando o a cui ti farebbe piacere lavorare in futuro?

Lorenzo Cicconi Massi: Il mio prossimo "volo" è un lavoro sui contadini che sono la nostra memoria storica, sono i nostri antenati, sono le nostre radici ma soprattutto sono in via di estinzione. Sto cercando fra gli anziani coloro che per tutta la vita hanno lavorato la terra e lo hanno fatto ai ritmi della natura, con il sorgere e il tramonto del sole con il fluire delle stagioni. Sono in via d'estinzione perché chi si è messo a coltivare la terra oggi lo fa con mezzi meccanici molto potenti e con metodologie estremamente diverse. La terra è cambiata ed è stata molto sfruttata; non esiste più la coltivazione a mezzadria, quella che aveva raccontato e fotografato Mario Giacomelli. Oggi la coltura è intensiva e ha bisogno di una manodopera meno numerosa rispetto a cinquant'anni fa. Queste persone che ancora abitano in campagna e che sono piuttosto diffidenti sono il soggetto delle mie fotografie, dei miei racconti e di rapporti interpersonali: ascoltare le loro parole e i loro racconti è comunque un regalo prezioso che ogni volta mi porto a casa insieme a qualche prodotto della terra di loro produzione. Di questo lavoro che ho provvisoriamente ma forse anche definitivamente intitolato "gli ultimi contadini" - perché appunto si tratta degli ultimi testimoni e protagonisti di un modo di vita che più nessuno seguirà, vorrei pubblicare un libro.

Lorenzo Cicconi Massi

Angelo Zzaven: Nel 2003 esordisci nel cinema con il lungometraggio “Prova a volare”, con gli esordienti Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini e Antonio Catania nel cast. Mi parli di questa tua prima da regista? Pensi abbia rappresentato solo una fase della tua vita o aspiri a ripetere quell'esperienza?

Lorenzo Cicconi Massi: Nel 2003 ho esordito come regista del film che ho scritto con la collaborazione di 2 sceneggiatori e anche qui è successo un po' come nella fotografia; mi sono ritrovato sul set senza avere l'esperienza necessaria e tutto è accaduto molto velocemente. Fin da bambino, come ho avuto modo di dirti, già cullavo l'idea di fare cinema ma davvero mi sembrava un sogno quasi irrealizzabile e invece ho presentato il mio progetto al ministero e ho ottenuto quasi subito il finanziamento come "film di interesse culturale nazionale". Il problema è stato dal punto di vista produttivo perché la produzione non era all'altezza del progetto e aveva delle idee troppo differenti dalle mie. Benché abbia potuto realizzare il film, molti sono stati i compromessi a cui sono dovuto scendere fra i quali quello di far uscire la pellicola dopo 4 anni dalla sua realizzazione e di cambiare il titolo da "il motore del mondo" a "prova a volare", distribuito nel 2007 dall'istituto Luce. Come ogni grande esperienza della vita porto con me momenti indimenticabili ed altrettante situazioni dolorose e difficili da accettare.

Non posso addentrarmi in un racconto dettagliato di quelle che sono state le vicissitudini produttive di questa pellicola, posso dire solo che quest'esperienza ha lasciato delle ferite importanti e mi ha spontaneamente allontanato dal giro del cinema. Il mio rifugio naturale è stata la fotografia che mi portava soddisfazione oltre ad una libertà creativa che il set non mi aveva lasciato.

Oggi a 20 anni da quella esperienza avrei voglia di tornare a girare una storia e dimostrare a me stesso di poter far meglio, sicuro di una maggiore consapevolezza nelle decisioni da prendere, nelle scelte da fare e credo anche sostenuto da una maggiore maturità artistica.

Lorenzo Cicconi Massi

Angelo Zzaven: “Io credo all’astrattismo, per me l’astrazione è un modo di avvicinarsi ancora di più alla realtà”. Che cosa pensi di questo pensiero di Mario Giacomelli?

Lorenzo Cicconi Massi: La fotografia parte da una ricognizione della realtà ma come spesso succede nell'ambito artistico si distanzia dalla realtà per esprimere le istanze creative del suo esecutore. Per Giacomelli i campi delle marche erano molto di più di un paesaggio, erano la rappresentazione metaforica dell' Invecchiamento, del disfacimento e della disgregazione. Così i segni della terra diventano i segni dei volti dei contadini ma soprattutto dei vecchi dell'ospizio e esattamente nella congiuntura fra queste 2 serie fotografiche che si manifesta l'alto pensiero poetico del maestro.

Credo che anche la mia ricerca fotografica, se non propriamente astratta, spesso mi porta a togliere elementi fino a ridurre la visione a dei segni essenziali. In questi pochi elementi si insinua, nel migliore dei casi, un barlume di poesia.

Angelo Zzaven: Che cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere un percorso artistico/autoriale in fotografia?

Lorenzo Cicconi Massi: Difficile dare consigli. Ogni persona ha una storia a sé ed un percorso che incontra infinite variabili. La passione è comunque il motore che ti guida e ti aiuta nei momenti difficili, che purtroppo e forse anche per fortuna, non mancano mai. Senza la passione è facile decidere di lasciare perdere, cercare situazioni più comode e sicure per garantirsi un futuro sereno. Un lavoro sempre sotto il giudizio degli altri, che gode di improvvise accelerazioni e frenate brusche senza dei motivi apparenti, è destabilizzante. Detto ciò rimane il fatto che essere pagato per potersi esprimere liberamente è una condizione che appartiene a pochi uomini su questa terra.

Angelo Zzaven: Lorenzo, la nostra chiacchierata volge al termine, ti ringrazio di cuore per la pazienza e la disponibilità. Per finire, come faccio sempre, vorrei che mi rispondessi a una domanda che non ti ho fatto.

Lorenzo Cicconi Massi: la domanda è : ma tu ci credevi davvero di poter vivere facendo l' "artista"? La risposta è che ci speravo talmente tanto che non ho mai cercato altre strade. Mi ha guidato l'incoscienza della giovane età e un piacere che a volte diventa tossico e di cui non si può più fare a meno.

Grazie di tutto Angelo, spero di aver detto qualcosa di buono.


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