Franco Ferro

Sono stato iniziato alla fotografia all’età di quindici anni, in bagno o per meglio dire nella vasca da bagno, dove sotto l’attento sguardo di mio nonno materno ho imparato a sviluppare i miei primi rullini in b/n. Da lì alla prima macchina fotografica ci volle ben poco, quando per il mio diciottesimo compleanno ricevetti in regalo da mio padre la mitica Nikon FM. Ricordo un'emozione fortissima”


Angelo Zzaven: Franco, ci conosciamo da tantissimi anni e nutro nei tuoi confronti tantissimo rispetto e stima, in passato abbiamo anche lavorato per obiettivi, progetti e mostre, comuni... ne ricordo, con gratitudine una su tutte, la mostra che ho fatto alla Plenum, di cui vado orgoglioso; per me è un piacere e un privilegio poter fare questa chiacchierata con te. Per cominciare vorrei che mi parlassi di te, chi sei, cosa fai nella vita, qual è stato il tuo primo incontro con la fotografia?

Franco Ferro: Caro Angelo, per prima cosa esprimo il piacere e la mia gratitudine per la tua iniziativa. Sono un fotografo prestato al commercio... o viceversa. Per anni ho convissuto con questa dualità spesso divergente, che anziché frenare il fuoco della mia passione ne ha rafforzato gli intenti. Quasi una necessità di compensare un arido quotidiano con la forza creatrice dell’arte. Sono stato iniziato alla fotografia all’età di quindici anni, in bagno o per meglio dire nella vasca da bagno, dove sotto l’attento sguardo di mio nonno materno ho imparato a sviluppare i miei primi rullini in b/n. Da lì alla prima macchina fotografica ci volle ben poco, quando per il mio diciottesimo compleanno ricevetti in regalo da mio padre la mitica Nikon FM. Ricordo una emozione fortissima, che mi diede l’esatta percezione dell’amore per quello che quell’oggetto rappresentava per me. Da quel momento sino ad oggi che ho 58 anni , non ho mai tolto dal mio collo una macchina fotografica.

Angelo Zzaven: Tu e tuo nonno che sviluppate in bagno/camera oscura, una visione romantica... Per lui era un Hobby? Mi parli di questo ricordo colmo di suggestioni?

Franco Ferro: Mio nonno era un ingegnere con forti attitudini culturali, amava la musica classica e la fotografia. Io, appena ragazzino avevo una forte attrazione verso il miracolo alchemico-magico che avveniva nell’immagine latente grazie alla luce. Passavo spesso con lui nel doposcuola, ore chiuso nel bagno al buio, immerso nelle puzze di acido acetico e iposolfito di sodio.

Franco Ferro - Yesod

Angelo Zzaven: La tua fascinazione per la fotografia, quindi, è arrivata presto, ma quando hai consapevolizzato che poteva diventare un importante mezzo per esprimerti, quando hai maturato l'idea di poter dire qualcosa attraverso le immagini?

Franco Ferro: Diciamo che dopo la maturità per un paio di anni iniziai a considerare la possibilità di sublimare ciò che era un semplice hobby facendolo diventare una professione vera e propria. Il vero momento di consapevolezza artistica risale al 1989 quando presentai presso la Galleria Fiaf del mitico foto club Etna la mia prima personale dal titolo “Distorsioni dinamiche”. Lavoro di mosso e doppie esposizioni realizzato in diapositiva.

Angelo Zzaven: Mi parli della tua formazione... alla “scuola” del nonno si sono aggiunti studi specifici? Quali artisti, non necessariamente del mondo della fotografia, hanno influenzato il tuo modo di vedere?

Franco Ferro: Ho iniziato, come tanti con lo studio dei grandi classici, preferendo autori come Andrè Kertèsz , Edward Weston, Irving Penn, fino a passare ai grandi classici Italiani quali Giacomelli e Luigi Ghirri. La mia fortuna, dopo due decenni di formazione fu quella di cercare nuove strade creative grazie allo studio di autori contemporanei rappresentanti l'avanguardia, in un linguaggio fotografico sempre più complesso e simbolico. Risale al 2001 il mio primo ed unico libro "Passi” edito da Gente di Fotografia, che rappresentò il mio passaggio alla fotografia d’arte. Da allora il percorso intrapreso diventò un preciso punto di riferimento sia come gusto sia come ricerca.

Angelo Zzaven: Il tuo bel libro fotografico “Passi” è conservato nella mia libreria, ottimo esempio del tuo sperimentalismo che già dal 1989, come dicevi prima, era una tua priorità. La necessità di trasfigurare la realtà continua a essere una tua prerogativa?

Franco Ferro: Il concetto di “Trasfigurazione della realtà” per me ha sempre rappresentato un assioma da seguire come traccia del mio percorso fotografico. Quello che con gli anni è cambiato è il processo creativo e semantico in rapporto alla visione, che mi ha portato ad abbandonare il mio laboratorio di opera alchemica rappresentato dall’amata camera oscura, a favore del computer. Io utilizzo il mezzo, diciamo in maniera non invasiva, convinto del fatto che la facilità di manipolazione dell’immagine, quando fine a se stessa, abbia portato spesso a risultati di dubbia qualità e spessore narrativo. Per concludere , ritengo fondamentale a prescindere il “modus operandi” cercare se stessi attraverso la fotografia, medium privilegiato di autoanalisi.

Franco Ferro - Yesod

Angelo Zzaven: Che cosa ha reso possibile la nascita di “Passi” quale concetto sottende, sorregge, questo progetto?

Franco Ferro: Il libro “Passi” rappresenta per me uno spartiacque, sia in relazione al mio stile fotografico sia alla fase progettuale. Il libro presenta una precisa visione, che include sempre le persone escludendo la parte superiore delle stesse, quasi a voler spersonalizzare gli ignari attori del racconto enfatizzando un suolo che fa da specchio alle nostre emozioni diventando solida base su cui poggia la nostre umanità.

Angelo Zzaven: Koudelka affermava che per un fotografo erano importanti un buon paio di scarpe... visto che di scarpe te ne intendi e non parlo del tuo libro, sei diventato un eccellente fotografo perché hai avuto delle buone calzature?

Franco Ferro: Caro Angelo, quello che asseriva Koudelka, da grande globetrotter della fotografia rappresentava una santa verità. Io invece ho quasi sempre realizzato una fotografia stanziale e meditativa, e per questo non ho mai prestato troppa attenzione a questo importante accessorio, seppur svolgendo come attività primaria il commercio di calzature.

Angelo Zzaven: Esci di casa appositamente per fare foto o sfrutti l'occasione il momento? Trovi i tuoi soggetti o li cerchi?

Franco Ferro: Preferisco crearmi mentalmente un layout di idee, delle tracce mentali giocando con l’immaginazione, quindi quando esco per realizzare delle fotografie, normalmente seguo un percorso visivo che sia il più coerente possibile con quanto progettato. Preferisco lavorare con soggetti che trovo durante i miei percorsi cercando di estrapolare da quello che si presenta davanti i miei occhi il necessario per la mia composizione.

Franco Ferro - Yesod

Angelo Zzaven: Nel 2016 insieme a dei soci hai inaugurato la Plenum Fotografia Contemporanea, una galleria fotografica incredibile per le nostre latitudini... Che cosa ha rappresentato per te questa esperienza, me ne parli?

Franco Ferro: Ti confesso che l’esperienza della galleria Plenum rappresenta per il mio percorso di vita una delle esperienze più esaltanti e nello stesso tempo dolorose. Il progetto Plenum, nasceva dalla consapevolezza che fossero arrivati i tempi per una divulgazione dell’arte fotografica su Catania, nelle modalità e con la qualità delle migliori gallerie Italiane, nel tentativo di sdoganare ed affrancare la nostra realtà cittadina da un limbo di chiusura e provincialismo. Assieme ai miei due soci Maurizio Martena e Alberto Castro, decidemmo di rivolgerci ad una fotografia autoriale contemporanea con un respiro internazionale. Ricordo il grande successo della prima mostra personale dell’ormai famosa Maria Svarbova a Marzo 2016, seguita da una sequenza espositiva di grandi autori quali : Alisa Resnik, Angelo Zzaven, Lorenzo Castore, Stefano de Luigi, Luca Campigotto, Silvia Camporesi, Paolo Verzone, Antonio Tudisco, Sara Palmieri, Lorenzo Cicconi Massi, Giorgio Di Noto, etc..etc… Le belle e gratificanti prospettive culturali si infransero con le difficoltà economiche dovute alla discrepanza fra gli onerosi costi di produzione e gestione degli eventi e le difficoltà di vendita delle fotografie. Ricordo con dispiacere, quando a Marzo del 2020 dopo solo un giorno dell’inaugurazione della mostra di Tommaso Bonaventura fummo costretti a chiudere per il Covid, e come dopo vari ed inutili tentativi di ripartenze nella primavera del 2021 fummo costretti ad annullare dopo averla prodotta a nostre spese la personale di Paolo Pellegrin. L’esperienza di gallerista è stata comunque esaltante e formativa….mi ha aiutato a vedere il mondo della fotografia artistica in modalità bidirezionale.

Angelo Zzaven: Grazie per avermi inserito tra i grandi autori che la Plenum ha seguito e curato, mi sento un intruso ma rispetto e mi onoro della tua considerazione... un vero peccato che quell'esperienza sia finita, un momento magico per l’arte fotografica a Catania.

Dal tuo punto di vista, essendo stato a contatto con tanti autori contemporanei, vivendo di prima mano le loro motivazioni, le loro inquietudini, le loro specificità; che idea ti sei fatto della fotografia autoriale, oggi, in una società dominata dal digitale e dai social media?

Franco Ferro: La mia esperienza come gallerista, sicuramente è stata illuminante per comprendere meglio alcune dinamiche del mercato fotografico non sempre lineari. Ci sono due direzioni possibili per un artista fotografo: o rivolgersi al circuito tradizionale, i cui referenti si occupano esclusivamente di fotografia, oppure quello dell’arte contemporanea che ha dinamiche completamente diverse, sicuramente più remunerativo ma con logiche che spesso sfuggono al merito e alla qualità di un bravo fotografo. Nel secondo caso l’artista utilizza la macchina come il pittore il pennello. Comunque in entrambi i casi, la realtà Italiana escluso poche eccezioni si presenta avara di soddisfazioni anche economiche che spesso obbligano anche i grandi autori a trovare attività parallele se non alternative per potersi sostenere.

Franco Ferro - Yesod

Angelo Zzaven: Che cosa consiglieresti a un giovane che vuole mettersi in luce nel mondo dell'arte attraverso la fotografia, ti senti di dare dei suggerimenti?

Franco Ferro: Condizione necessaria deve essere una forte determinazione e una lucida visione del percorso autoriale da intraprendere. A mio parere è fondamentale la presenza di un buon curatore che sappia indirizzare e promuovere l’artista svincolandolo dall’affannosa necessità di autopromozione, che spesso diventa un fattore di frustrazione e confusione. Importante nel percorso di crescita è il confronto, che non deve rimanere vincolato alla fotografia, bensì spaziare al mondo della creatività e delle arti visive nel modo più ampio possibile.

Angelo Zzaven: Dici che è fondamentale la presenza di un curatore e che bisogna confrontarsi... (mostre, libri, ecc.); spesso questo aspetto fa pendere la bilancia dal lato dei costi piuttosto che da quello della creatività. Inseguire il mito della realizzazione artistica non è disciplina per poveri?

Franco Ferro: Sono perfettamente d’accordo sul fatto che inseguire a tutti i costi il successo rappresenti in un certo qual modo una negazione della vera essenza di un artista, ma è altrettanto vero che in un mondo altamente competitivo, se si vuole emergere non sempre sono sufficienti le qualità creative e la buona sorte. È innegabile che le figure professionali di supporto rappresentino un fattore determinante per il fotografo che aspira ad affermarsi. Con rammarico posso asserire di aver visto lavori di autori di grande spessore rimanere ai margini della notorietà per non avere avuto le giuste attenzioni da chi gestisce i circuiti espositivi ed i canali di comunicazione.

Franco Ferro - Yesod

Angelo Zzaven: Mi racconti un aneddoto legato alla tua attività di responsabile della Plenum? Hai avuto richieste esplicite per delle mostre non previste?

Franco Ferro: Caro Angelo, in qualità di responsabile di una galleria di riferimento è stata prassi normale ricevere richieste di ogni tipo, spesso anche imbarazzanti, per modalità e pretese. Purtroppo non tutti i fotografi hanno una adeguata consapevolezza del loro spessore artistico, e spesso c’è una certa tendenza a sopravvalutarsi cercando il miglior referente senza disporre di un portfolio adeguato. Nel corso dei cinque anni di attività come presidente di una galleria ho visto tanti fotografi avvicinarsi per un breve periodo, e poi sparire dopo un inevitabile diniego. Se si vuole creare un percorso espositivo di grande respiro una galleria necessita di una strategia precisa e di qualità, fatta di chiarezza e coerenza che purtroppo non può accontentare a tutti.

Angelo Zzaven: Come autore hai progetti nel cassetto che ti farebbe piacere realizzare in futuro?

Franco Ferro: In questo momento sono in pausa riflessiva, a parte un possibile percorso editoriale in realizzazione a quattro mani con il mio caro amico Antonio Tudisco, non ho nulla di definito nel prossimo futuro. Non ho necessità impellenti, amo prendermi molto tempo convinto del fatto che nella vita artistica alcuni “vuoti” siano di fondamentale importanza, a volte più di “pieni” inconsistenti.

Angelo Zzaven: Caro Franco, siamo giunti alla fine della nostra chiacchierata... mi rispondi a una domanda che non ti ho fatto? Ti ringrazio per la pazienza e la disponibilità, un abbraccio.

Franco Ferro: La domanda che non mi hai fatto non ha risposta, nella speranza di poter conservare sempre il privilegio del dubbio. Un abbraccio e grazie per la tua considerazione ed amicizia.


----------------------------------------------------------

©Franco Ferro ©Angelo Zzaven

SITOWEB     FACEBOOK     INSTAGRAM

Post più visti

Anna Maria Colace

NELLA TARANTINO

Caterina Codato

PATRIZIA EICHENBERGER

Pietrino Di Sebastiano

VASCO ASCOLINI

Federica Zucchini

LUIGI GRIECO