GIOVANNI PAOLINI

 "quando fotografo dimentico il mondo e mi isolo in uno spazio assoluto, sono così concentrato nella ricerca di qualcosa che mi coinvolga che nulla esiste più, solo io, la luce e la mia anima"

 

 

Angelo Zzaven: Buongiorno caro amico, sono felice di poter fare questa chiacchierata con te, nutro nei tuoi confronti e per la tua arte una profonda stima. Ormai ci conosciamo da parecchi anni, anche se solo virtualmente, e sento di esserti amico... Ma veniamo a noi, questa mattina mi hai accennato del tuo ultimo lavoro, mi hai parlato di foto graphie surreali, di cosa si tratta?

Giovanni Paolini: Caro Angelo intanto ti ringrazio di aver pensato a me per quest’intervista, sai quanta stima ho per il tuo lavoro, e per il tuo essere artista vero, cercherò di chiarire il mio pensiero su questo ultimo lavoro che stò cercando di portare avanti anche se si sta rivelando un’impresa ardua.

Vorrei realizzare delle immagini che superino l’aspetto grafico dell’immagine e arrivino a trasmettere un senso di spaesamento di chi guarda, delle immagini surrealmente grafiche, usando mie fotografie che scatto appositamente e che modifico per arrivare al risultato che vorrei, lo so che il surrealismo è nato da tempo, ma vorrei arrivare ad esprimermi in maniera personale, non banale o vuoto. Mi stò rendendo conto che fare cose non nuove, ma diverse è veramente difficile, io affido al mio istinto che mi guida e protegge da inquinamenti e scopiazzature.

Angelo Zzaven: Grandi lavori i tuoi, pregni di un sentire personalissimo... in fondo io non conosco il tuo passato, non so che mostre hai fatto, ad esempio, e quindi approfitterò di questa intervista per conoscerti meglio. Hai ragione è proprio vero, è molto difficile fare cose “diverse”, a volte penso che bisogna stare attenti alle cose della nostra contemporaneità, a volte i nuovi ritrovati, le nuove tecnologie, possono dare quella spinta per ripartire... Comunque tu riesci sempre a tirar fuori delle cose bellissime.

Giovanni Paolini: Angelo ti racconterò qualcosa di me , sono nato a Monte Porzio (PU) il 22/09/50. Ho vissuto tanto tempo a Milano da 5 anni vivo a Montanaso Lombardo LO.
La fotografia è sempre stata il mio hobby e la mia passione.
Ho conosciuto il "Maestro" Mario Giacomelli, un'esperienza bellissima, Lui parlava di vita, di morte, di amore con un fervore e una profondità che poi si ritrovava nelle sue foto. Giacomelli è il mio fotografo preferito, ma penso abbiano influenzato il mio modo di fotografare anche Franco Fontana, HCB Henri Cartier–Bresson, Ansel Adams, Robert Mapplethorpe e molti altri.

Ho fatto nel 1984 una bella Mostra personale dal titolo "Pretesti" al Circolo Filologico Milanese è di quella mostra la presentazione di Emilio De Tullio, in cui anche oggi mi ci ritrovo perfettamente, stampavo le mie immagini in cantina era bellissimo. Ero il classico fotoamatore facevo i concorsi anche con bei risultati, ho fatto molte mostre collettive.

 

Giovanni Paolini

Angelo Zzaven: Cavolo! E' passato molto tempo da quella mostra, comunque mi pare che tu abbia fatto parecchie cose negli ultimi anni, me ne parli?

Giovanni Paolini: Recentemente ho fatto diverse mostre ho partecipato per 4 anni al Fuori Festival OFF nell'ambito del Festival della Fotografia Etica di Lodi, partecipato a Lucca al circuito Off per due anni, ho fatto una mostra personale a Cesano Boscone per il Circolo Fotografico CIZANUM dal titolo "Pretesti", una mostra personale con 24 immagini al Nun-taste of midle east, uno splendido locale di Milano, le mie immagini sono state premiate all'Urban 2019 Photo Awards con una mostra al museo di Parenzo Croazia, all'Urban 2021 Photo Awards con una personale al Museo Sartorio di Trieste, ho fatto una mostra personale con 82 fotografie al Museo Tadini a Milano dal titolo "Impressioni" curata da Francesco Tadini e Federicapaola Capecchi e una serie di esposizioni collettive a Milano, Lucca, Bergamo e Dalmine.

Angelo Zzaven: Cosa rappresenta per te la fotografia?

Giovanni Paolini: Non saprei dire esattamente cosa sia per me la fotografia. E' solo il riuscire a cogliere il momento di uno stato d'animo quello che cerco di trasmettere.
Non so mai cosa fotograferò. Una luce, un volto, un muro. Certamente non riconosco alcun intento al momento dello scatto. E' la totale libertà dell'emozione a coinvolgermi. Quando fotografo il mondo scompare e ci sono solo io, la luce e le mie emozioni!!
Se poi questi miei momenti coinvolgono anche gli altri, e non importa come, ne sono contento.

Sono comunque fermamente convinto che la fotografia sia un dono che ti viene dato, certo che bisogna coltivarlo, leggendo, andando per mostre guardando quello che fanno gli altri, non per copiare ma per arricchirti interiormente.

Angelo Zzaven: mi piacerebbe conoscere i tuoi tempi, le dinamiche che ti portano a realizzare le tue splendide immagini?

Giovanni Paolini: Sono attratto dai muri dal loro portare i segni del tempo e cerco di abbinare questi segni con i segni dello stress del nostro tempo.
Non sono facili da fare, spesso non ne viene niente di buono, scatto con un tempo lungo e sovraespongo per esasperare il tutto, cerco di carpire sui volti e sugli occhi l'anima della gente che passa.

Contento che le mie immagini ti piacciano, sai la stima che ho di tè artista creativo e sensibile uno dei pochi che mi colpiscono nel panorama attuale...

 

Giovanni Paolini

Angelo Zzaven: Sei molto generoso nei miei confronti... bello questo modo di operare, quindi mi pare di capire che prima delle persone sei interessato hai muri con il loro vissuto, i loro segni e solo dopo prendi in considerazione le persone che diventano “elementi” della composizione, elementi che non devono essere primari ma devono solo essere di contorno, quindi per questo quasi sempre mossi, sfocati e/o di profilo?

Giovanni Paolini: Angelo hai colto il senso, prima mi colpisce il vissuto dei muri, vere e proprie tele di un grande artista. Poi cerco di farlo vivere e di interpretarlo con la presenza umana, ultimamente hanno imbiancato uno dei miei muri preferiti accidenti !!

Angelo Zzaven: Ti fai volentieri aiutare dal grande artista “il tempo” l'ho notato anche nei tuoi lavori nel cimitero monumentale di Milano... già Milano, quanto è importante il “luogo” nelle tue immagini?

Giovanni Paolini: Si il tempo mi aiuta molto, il suo incidere sul mondo mi affascina, il luogo è importante, amo molto la città soprattutto Milano, ho avuto la fortuna di passare una decina di anni senza lavorare nel centro di Milano, uscivo quasi tutti i giorni a fotografare in bicicletta, Milano offre una miriade di occasioni, ha un effimero fantastico, tutto cambia in poco tempo.
Io comunque sono un sensitivo, nel senso che mi faccio sempre e solo trasportare emotivamente da situazioni esistenti e non create da me. Sono molto attratto dalla città e le mie foto vorrebbero ricreare le atmosfere che si vivono in essa. Apparizioni improvvise, ombre che prendono forma dal nulla come fantasmi, scoprire le realtà diverse di una città dai mille volti. Il mio intento e di usare la mia visione fotografica per creare un documento convincente che mi coinvolga esteticamente di tutto ciò che mi circonda. La mia ricerca vuol arrivare ad esprimere dei messaggi onirici e coinvolgenti che superino la dimensione figurativa del reale.

 

Giovanni Paolini

Non saprei descrivere cosa sia per me la fotografia. E' solo la magia della memorizzazione di uno stato d'animo quello che cerco di rendere con la fotocamera. Luce forme e pensieri nella dimensione quotidiana. Vorrei riproporre nelle mie fotografie l'essere umano nel suo habitat fatto di segni, di solitudini di angosce e speranze.

Angelo Zzaven: Di solito cerchi o trovi i tuoi soggetti?

Giovanni Paolini: Io esco senza alcun preciso intento è sempre il mio istinto a guidarmi, quando fotografo dimentico il mondo e mi isolo in uno spazio assoluto, sono così concentrato nella ricerca di qualcosa che mi coinvolga che nulla esiste più, solo io, la luce e la mia anima.

Angelo Zzaven: Si posso comprendere quello stato, mi è successo in passato di sentirmi così...ci si concentra su se stessi e col mondo circostante, tutti gli organi sensoriali entrano in allerta pronti allo scatto...mi ricordo che non riuscivo a mantenere quello stato per molto tempo, alla fine ero svuotato... spossato, ma felice. Difficilmente parlavo con i miei soggetti, mi sentivo un po ladro...Riesci ad avere un dialogo con i tuoi “soggetti”?

Giovanni Paolini: Io cerco di rubare l'anima alle persone, senza che se ne accorgano, capto le loro sensazioni dallo sguardo che racconta molto. Sono molto timido ho bisogno di tempo per creare un rapporto, anche i ritratti fatti in posti che frequento abitualmente (tipo Zambla Alta ) sono colti di nascosto. Devo dire che quando fotografo, riesco a captare l'essenza del soggetto, però non riesco a dire mettiti così o cosà, li riprendo di nascosto, però non mi sento un ladro... spero e mi auguro tanto che i soggetti ripresi rimangano contenti di ciò che ho fatto. Del resto non ledo mai la dignità delle persone, spesso li rendo delle silhouette quasi irriconoscibili.

 

Giovanni Paolini
  

Angelo Zzaven: Spesso i tuoi soggetti si inseriscono nelle tue composizioni e diventano elementi della stessa, insieme a muri, vetrine, biciclette, ecc. a formare un quadro formidabile in termini di eleganza compositiva, creatività e documentazione. Ti interessa di più la bellezza o il documento?

Giovanni Paolini: Caro Angelo sono molto attento alla composizione, alla grafica dell'immagine, (di lavoro facevo il disegnatore), ma non è solo la grafica a catturarmi, cerco di far si che l'essere umano dialoghi e sia in sintonia con l'ambiente, devo dire che vedo e percepisco tanta solitudine e tanta mancanza di rapporti umani sinceri e spontanei, io sono nato in un paesino dove non ho mai sofferto di solitudine, ma penso che ormai anche nei paesini sia tutto cambiato, il ben-essere è diventato il ben-avere. Per tornare alla domanda non è tanto la bellezza ne tanto meno il documentare che mi interessano ma il contenuto delle emozioni che riesco a trasmettere.

Angelo Zzaven: Giovanni siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata, ti ringrazio molto per avermi dato questa possibilità. Che cosa ti auguri che succeda in futuro per te e in generale per il mondo?

Giovanni Paolini: caro amico ti ringrazio per avermi dato quest'opportunità anche se ho sudato sette camicie, fotografare mi svuota la mente dai problemi che ci circondano, scrivere mi turba e mi agita. Cosa spero per il futuro, prima di tutto la serenità per la mia famiglia, sarò egoista.

Sono anni complicati in cui è diventato difficile fare progetti per il futuro. Il presente è pieno di limitazioni e talvolta non è semplice neppure riuscire a pianificare nel breve periodo.

Siamo immersi in un bombardamento di immagini e notizie negative che hanno un impatto sul nostro umore e sul nostro modo di decidere. Non ci manca niente ma ci manca quella pace interiore che tutti vorremmo. Spero nella pace nella fine di tutti i conflitti, nella presa di coscienza di quello che stiamo combinando al pianeta, la nostra generazione è colpevole di questo scempio confidiamo che i giovani siano più lungimiranti e che Dio ci aiuti!

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