ENZO CRISPINO

 "Un pomeriggio di qualche settimana fa, riprendendo quelle foto mi vidi riflesso, avevo ritrovato quel luogo, le sue ombre, la tenue luce, tutto era inglobato in un silenzio che faceva da guardia, custode di uno stato d'animo; il mio"


 


Angelo Zzaven: Buongiorno Enzo, ho letto da qualche parte che Luigi Ghirri ha influenzato i tuoi inizi, vuoi parlarmene?

Enzo Crispino: La poetica di Ghirri è stata una scoperta successiva ai miei primi approcci con la Fotografia, non conoscevo ancora questo grande autore, ma è avvenuta solo nel 2017 in un contesto specifico.

Il mio percorso da autodidatta iniziato nel 2015 era volto principalmente nelle ricerche sul cromatismo con le prime sperimentazioni, confluite poi nella scelta di utilizzare una dominante gialla nella mia fotografia.

Desideravo prima di tutto "riconoscermi" in un colore che personalizzasse del tutto ogni mio scatto fotografico, NON per mera supponenza, ma semplicemente era un bisogno complementare.

Fu un mio amico nel 2017 dopo che, avendo visto il mio progetto "Il rumore del silenzio", mi parlò di Ghirri mentre esprimeva un suo parere sul mio lavoro, disse che rifletteva in una forte connotazione Ghirriana.

Mi prestò il libro "Lezioni di Fotografia" di Ghirri: fu una rivelazione totale su come concepire un pensiero fotografico personalizzandolo con il proprio sguardo. Le lezioni ghirriane sono costantemente presente in me, riassunte in queste due sue frasi, principalmente in questa: "La Fotografia non è pura duplicazione un cronometro dell'occhio che ferma il mondo fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e dà luogo ad una infinità di mondi immaginari." L'altra frase mi ha fatto capire che la Fotografia è anche esplorazione e sperimentazione che lui riassunse

in tre parole "Osare avere curiosità"

Angelo Zzaven: Oltre a Ghirri e non solo in ambito fotografico, ci sono stati altri artisti che hanno influenzato la tua fotografia?

Enzo Crispino: Si Angelo, in fotografia oltre Ghirri hanno avuto su di me una forte componente ammaliatrice il "poetico" Saul Leiter, che amo tantissimo, e poi Stephen Shore e William Eggleston. Ma anche la pittura e la letteratura hanno influenzato radicalmente il mio pensiero sulla Fotografia. In questi ambiti ho trovato quelle "ancore" che mi hanno indotto a fermarmi e a meditare, era successo nel 2015, che fare fotografia solamente per produrla non contribuiva ad alimentare il mio atavico desiderio di acquisire Cultura. L'esigenza di placare la forte componente caratteriale di curiosità, voglia di conoscere e sapere, mi hanno indirizzato prima verso la poesia in particolare su questi autori; Giuseppe Ungaretti con la sua opera che amo in assoluto la raccolta "Sentimento del tempo", Pier Paolo Pasolini con la struggente "Il canto popolare", e Alda Merini con l'antologica "Il suono dell'ombra. Tramite queste letture percepivo che avrei potuto esplorare un modo nuovo per me di fare fotografia, prima di tutto questo diventava una importante fonte di ispirazione, e in secondo luogo, constatare che Fotografia e Letteratura potessero coesistere insieme in un progetto fotografico connotandolo di uno spessore diverso. Mentre invece i riferimenti che mi hanno influenzato attraverso la pittura, questo è avvenuto più recentemente nel 2019, con l'iniziale studio sul vedutismo inglese e sui due maggiori esponenti John Constable e William Turner. Questa corrente pittorica mi ha inoltrato nella tecnica del Pittorialismo e Citazionismo, che tuttora sto portando avanti nella mia ricerca.

Enzo Crispino

 

Angelo Zzaven: Sul tuo sito ho visto che lavori per portfolio di immagini, è una modalità che usi spesso? Qual è il progetto a cui sei più legato?

Enzo Crispino: Non produco mai per costruire un portfolio perché richiede un numero massimo e minimo di immagini da presentare che trovo personalmente limitativo. In quanto mi trovo più a mio agio nel costruire progetti che richiedono una narrazione con un numero importante di immagini, (superiore sempre alla venti foto), che sono dedotte e strutturate di solito da una estrapolazione di un verso poetico, che non può limitarsi esclusivamente a richiamare il verso stesso, ma, in quelle immagini devo riuscire ad instillare un personale concetto. La scelta poi di costruirci su questo progetto un portfolio, è una conseguenza derivata dal desiderio di portare in visione ad alcuni magazine le mie proposte condensate appunto in dodici o massimo quindici foto.

Ho un affetto particolarissimo per il progetto "Il rumore del silenzio", costruito in tre ore nel pomeriggio del quattro marzo 2017 a Lido degli Estensi in provincia di Ferrara. Un progetto nato da una preponderante necessità di "ritrovarmi". Erano subentrate precedentemente varie situazioni positive che avevano investito in modo sostanziale sulla mia passione per la fotografia, percezioni che mi inducevano a chiedermi in uno stato di acuto disorientamento, quale fosse realmente la misura e la centralità che intendessi dare alla mia passione. Da solo e nel profondo e desiderato silenzio della spiaggia decisi; non in alto ma di lato.

Angelo Zzaven: Mi incuriosisce molto questa storia del quattro marzo 2017... sto pensando a te immerso nel silenzio di quella spiaggia, la magia di un momento, il rumore dei tuoi pensieri... bellissimo! Ti è capitato in altri lavori di vivere questi momenti magici?

Enzo Crispino: Si ma non volontariamente, non l'ho cercato. E' successo a marzo dell'anno scorso mentre ritornavo a casa da Orvieto dalla premiazione della FIOF. Vivevo un periodo abbastanza lungo, un anno e mezzo, senza riuscire più a scattare una fotografia men che meno avere qualche sparuta idea di creare un nuovo progetto fotografico. Una situazione abulica di estraniamento mai vissuta prima, che mi recava una forte frustrazione. Questo atteggiamento involontario mi distanziava sempre di più da quello che in precedenza era quotidianamente il mio respiro,anche solo il semplice gesto di prendere in mano la macchina fotografica mi richiedeva uno sforzo. Fu mio figlio (anche lui appassionato di Fotografia) che mi accompagnò in questo viaggio, a sollecitarmi a portare in ogni modo la macchina fotografica, l'idea iniziale era che al ritorno verso casa ci saremmo fermati a Pienza lui non c'era mai stato e voleva fare qualche foto. Arrivati sul luogo,dalla nota balconata panoramica, lo sguardo spaziava senza entusiasmo sulla suggestiva scenografia di quel paesaggio con le condizioni atmosferiche perfette per scattare fotografie. Seguii mio figlio che si incamminò giù nella valle nel famoso sentiero che si inoltra tra i noti casali della Val d'Orcia, vidi in fondo sopra un rilievo, un cipresso solitario, mi vennero in mente alcuni versi di una poesia di Montale "I limoni" tratta dalla raccolta Ossi di seppia questi:

[...] Lo sguardo fruga d’intorno,

la mente indaga accorda disunisce

nel profumo che dilaga

quando il giorno più languisce.

Sono i silenzi in cui si vede

in ogni ombra umana che si allontana [...]

In quel silenzio rotto solo dal rumore del forte vento, con le nuvole che offrivano squarci di luce sulle crete senesi, iniziai istintivamente a fotografare, senza pensare a nessun tecnicismo, mi interessava solamente essere parte di quel momento, composi così dopo un anno e mezzo un nuovo progetto fotografico; il progetto "Il respiro del tempo"

 

Enzo Crispino

  

Angelo Zzaven: Penso che ci siano dei luoghi che già abbiamo dentro e quando li riconosciamo scatta la magia.... Anche nei posti più impensabili e nelle situazioni più strane può succedere di “trovarsi”. Ho percepito questo nel tuo lavoro “Ufficio tributi” da cui ho tratto le foto che accompagnano questa intervista. Mi dici qualcosa di più su questo lavoro?

Enzo Crispino: E' proprio come dici Angelo, anche se nel caso specifico del progetto che menzioni, ha avuto un corso diverso ma che sostanzialmente riporta a quei termini. Quelle foto le avevo scattate alla fine di maggio dell'anno scorso, avevo poi conservato i file raw nell'hard disk esterno e mai più toccate per varie situazioni contingenti. Dopo più di un anno mi decisi di provare a realizzare un'idea, creare un evento fotografico con cadenza annuale che riguardasse solo noi fotoamatori, che poi si era concretizzata in "Montecchio Fotografia - La luce scritta". Più volte successivamente ho ripreso le fotografie per costruire il progetto che avevo già in mente mentre le scattavo, ma non avvertivo più nessun trasporto verso esse, e questo si era ripresentato in più di una volta. Capii che avevo smarrito quella percezione di sentire quel luogo come se fosse parte di un mio vissuto, di un sentimento conosciuto, un luogo nel quale mi riconoscevo. Un pomeriggio di qualche settimana fa, riprendendo quelle foto mi vidi riflesso, avevo ritrovato quel luogo, le sue ombre, la tenue luce, tutto era inglobato in un silenzio che faceva da guardia, custode di uno stato d'animo; il mio.

Angelo Zzaven: Ti capita di fotografare con gli occhi mentre la fotocamera che ti accompagna rimane inattiva in borsa? E ti è capitato di trovare in una fotografia che hai fatto, una scena imprevista, sorprendente ed emozionante?

Enzo Crispino: Si certamente Angelo, mi è successo in particolare durante le giornate in cui mi trovavo in un determinato luogo perché avevo in mente di costruire un nuovo progetto. In più occasioni non ho proprio preso in mano la mirrorless, dovuto a vari aspetti che si erano presentati in loco, principalmente dal mio stato d'animo e dalle mie percezioni del momento. Mi lascio assorbire completamente dal posto scelto per fotografare, che dev'essere con priorità assoluta mai visitato prima. Ho la necessità fisica di avvertire i miei sensi che cominciano a comunicare tra loro, sentire l'emozione che nasce, derivata dalla scoperta di un luogo che non conoscevo, ma che in quel momento il mio sguardo stava cogliendo. Mi isolo da ogni contesto socchiudo gli occhi e rimango in ascolto dei miei sensi; attendendo. In quelle giornate ho fotografato solo con i sensi.

Per quanto riguarda l'altra domanda mi è capitato per ora una sola volta di scoprire che una fotografia fatta, subito non mi abbia suscitato un minimo di interesse nella scena ripresa. E' successo quando ho pensato di costruire il progetto "Nei luoghi di Richard Lassels". In un libro che stavo leggendo si menzionava spesso il Gran Tour di Ghoete, mi domandai che effettivamente non conoscevo come fosse iniziato e chi ne fu il precursore. Tramite libri presi in biblioteca ed alcuni nozioni su internet soddisfai la mia curiosità, scoprendo che il prete inglese cattolico Richard Lassels fu il primo ad istituire il Petit Tour, e che la prima tappa in Italia era Torino, mi ricordai che anni prima ero stato ad Ivrea vicino Torino, per una premiazione "Oasis Contest 2015" della rivista Oasis, ed avevo visitato e fotografato la zona. Nel rivederle trovai quelle foto fatte senza nessuno scopo, ma solo come un ricordo, adatte per costruire il mio progetto fotografico.

Enzo Crispino

 

Angelo Zzaven: Vedo spesso che poesia e immagini convergono nei tuoi progetti e noto che la bilancia pende dal lato della poesia. Come ti poni nei confronti dei tecnicismi freddi degli strumenti fotografici?

Enzo Crispino: Fin dall'inizio ho sempre provato una forte idiosincrasia verso il tecnicismo in fotografia. Non voglio dire che non li reputo utili, anzi, servono ma a mio parere non sempre, dipende da come si è predisposti mentre si fotografa. Sono convinto che nell'atto in cui stiamo fotografando, proiettiamo in quel click noi stessi con tutte le nostre qualità e sbavature non smussate. Per me, la fotografia deve essere anche questa, imperfetta, senza quel l'ausilio di tecnicismi, che va ad inficiare la naturalezza che abbiamo voluto cogliere in un determinato istante.Il mio personale pensiero a riguardo è che ci si può predisporre anche in un altro modo verso la fotografia. Quella fotografia "sbagliata" come la definirebbero i puristi, quella non ricercata non composta perfettamente, con l'uso dei bianchi e dei neri non sempre bilanciati, dove magari ci trovi anche qualche bruciatura, ma, che nel suo complesso, traspare vividamente quella "poesia" di un momento che l'autore ha colto e che desiderava portare in evidenza, dove ci ha mostrato la propria spontaneità compreso gli errori; la realtà di un sentimento che la fotografia ci dona.

Enzo Crispino

Angelo Zzaven: Ho visto che in ambito fotografico hai ricevuto molteplici riconoscimenti, mi puoi dire quali sono quelli che ti hanno regalato le emozioni più grandi?

Enzo Crispino: Ho iniziato a partecipare nel 2014 ai concorsi fotografici per lo più esteri, per una motivazione precisa, doveva risultare come una forma di esame e basta, nient'altro. Dovevo capire se la mia scelta di fare fotografia in un modo prettamente personale, non sempre rispettosa della regola dei terzi e di tutto quel tecnicismo richiesto, ma con una sola connotazione, l'impronta della dominante gialla era sempre molto evidente. Sulle mie fotografie che postavo l'anno precedente sulle piattaforme online dedicate alla fotografia, avevo ricevuto commenti altamente caustici, spesso sfociava in una derisione che diventava offensiva, mai una domanda del perché di quella scelta e cosa intendessi dire. Per questa motivazione decisi di iniziare ad inviare i miei scatti ai concorsi, avevo bisogno di una definitiva verifica, sapere se era contemplata ed accettata come sperimentazione, una fotografia che spesso esulava dall'essere perfetta tecnicamente e con una strana e connotazione cromatica. Difficile ora risponderti Angelo a quali riconoscimenti io mi senta più legato, posso dire però con certezza assoluta che ognuna di quelle "risposte" ricevute, sono state per me come un puzzle che pian piano si compone e non ancora completato. Ci sono alcuni riconoscimenti che mi hanno donato una profonda emozione, il primo concorso a cui avevo partecipato, era australiano ed era dedicato esclusivamente alla fotografia di paesaggio, le due foto inviate vennero inserite nello splendido volume del concorso che i vincitori ricevevano come premio. Il primo premio vinto al concorso indetto dal parlamento europeo, essere stato invitato dall'agenzia Art+Commerce di New York come autore del proprio portfolio, lo stesso vale per le due gallerie d'arte, una italiana e l'altra statunitense che mi rappresentano. Il primo premio vinto al festival di Trieste PhotoDays, e poi ci sono le acquisizioni di alcune mie opere fotografiche presso due istituzioni museali italiani e l'ammissione all'Accademia Internazionale d'Arte Moderna di Roma.

Angelo Zzaven: Enzo, siamo arrivati alla fine di questa breve ma intensa chiacchierata e come di consuetudine, ti chiedo di rispondere a una domanda che non ti ho fatto.

Enzo Crispino: La Passione per la Fotografia è per me da sempre Condivisione, grazie Angelo per questa opportunità offerta.

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