Alberto Gianfranco Baccelli

In genere non mi metto a pensare troppo su cosa fare e come farlo, all’inizio è solo una voglia di esternare una riflessione su un argomento scaturita da un sollecito esterno, una notizia, un film, un libro… Poi nasce il progetto, man mano che butto giù le idee sempre più in modo chiaro ed ordinato, ma in principio è sempre una sorta di caos che scaturisce da un bagliore tra i pensieri, la classica lampadina che si accende nel buio” 


Angelo Zzaven: Pittore, fotografo, poeta, grafico, vignettista, mi viene difficile decidere quale appellativo attribuirti. Alberto mi parli di te? Chi sei, cosa fai nella vita? Come ti avvicini alla fotografia?

Alberto Gianfranco Baccelli: Chi sono è una domanda che mi sono posto anche io spesso e sono arrivato alla conclusione che non ha poi una così grande importanza. L’importante è essere sé stessi, migliorarsi sì, ma anche accettarsi per quello che si è. Alla base di tutto c'è il divertimento e la voglia di sperimentare sempre cose nuove, andare oltre il consueto e cercare nuove strade, nuovi stimoli.

Adesso sono in pensione dopo aver lavorato per 43 anni come grafico pubblicitario, ma ho anche fatto l’insegnante per Corsi di Formazione Professionale, il magazziniere, il tecnico di impianti per la stampa, ecc… Avendo molto tempo a disposizione mi dedico a tutti miei hobby, come l’elenco che hai fatto tu, al quale va aggiunto uno dei miei primi amori: la musica… Ebbene sì suono la batteria in gruppo musicale. Per quanto riguarda la fotografia mi sono appassionato fin da quando mi regalarono una macchinetta, era una Ferrania Euro Rapid che ho ancora perfettamente funzionante, per la Prima Comunione. Da allora non ho mai smesso di fare fotografie e collezionare fotocamere di ogni tipo.

Angelo Zzaven: La tua voglia di sperimentare è stata la cosa che più ho ammirato e che ancora ammiro. Interessantissimi i tuoi esperimenti in bilico tra grafica e fotografia, me ne puoi parlare? Come nascono, sono un semplice gioco o il risultato di operazioni concettuali?

Alberto Gianfranco Baccelli: Spesso la creazione di un’immagine basata su una o più mie fotografie, elaborate graficamente, è fondata sulla volontà di esprimere un concetto ed è quasi sempre una serie, una sorta di storia che si sviluppa e cresce man mano che la realizzo, una ricerca che mi spinge sempre più lontano. Di rado mi esprimo con opere singole a sé stanti. Qualche volta invece vengo attratto dalle forme, dalla composizione geometrica, senza alcun legame ad un pensiero specifico, solo per il gusto delle proporzioni, della disposizione nello spazio di vari elementi. Questo lo realizzo per la maggior parte al computer, magari inserendo parti di mie fotografie pescate dall’archivio o, più raramente, realizzate ad hoc. La fotografia digitale e i vari software usati oggi hanno permesso di spingermi oltre i confini della manualità che usavo quando queste cose le facevo in parte in camera oscura o usando forbici e colla, pennelli e pennarelli ai tempi giurassici della mia gioventù.

Acquario - Alberto Gianfranco Baccelli

Angelo Zzaven: Cosa pensi delle moderne tecnologie applicate alla fotografia, era meglio una volta o è meglio oggi? Venendo dall'analogico, dalla camera oscura e dal lavoro manuale, vedi le nuove procedure come un'ostacolo o un'opportunità?

Alberto Gianfranco Baccelli: Le moderne tecnologie velocizzano e migliorano la qualità degli interventi sulle fotografie che si facevano in camera oscura, con tempi lunghi di lavorazione. La correzione dei difetti, il taglio della inquadratura, le parti sottoesposte o sovraesposte entro certi limiti; ma anche ritocchi o veri fotomontaggi, difficili e con tempi estenuanti, erano una pratica che molti adottavano e spesso ci si affidava (parlo dei grandi fotografi) a laboratori specializzati in queste operazioni che si concludevano con la stampa su carta. Oggi si fa tutto questo molto velocemente ed è una prassi adottata da tutti praticamente, quindi è una cosa che ha permesso a tanti di esprimersi con più facilità. Non voglio entrare nel merito dell’Intelligenza Artificiale (AI) che richiederebbe una intervista a parte. Dico solo a questo proposito che stiamo entrando in un periodo dove ci sarà molta confusione e si potrebbero creare equivoci sulla paternità di un’opera fatta con essa, dato che AI attinge ad immagini già fatte da altri e archiviate nella rete. E poi aggiungo solo una riflessione: come si stabilirà quale sia il merito del fotografo e quale di AI? In ogni caso si perderà la bellezza della vera creazione individuale, quella parte manuale che rende un fotografo un artista. A me personalmente piace di più la vecchia scuola dell’analogico, così detto, ma il digitale facilita non poco ed aiuta la creatività, rendendo possibili lavori che una volta erano impensabili. Io mi dedico sia all’uno che all’altro metodo con uguale soddisfazione.

Angelo Zzaven: Quali artisti hanno maggiormente influenzato (parlo di tutti i campi dell'arte) la tua creatività?

Alberto Gianfranco Baccelli: Su tutti quelli che mi hanno ispirato metterei Dalì, Magritte e Mirò. Ma in verità ce ne sono decine o forse centinaia che mi hanno lasciato qualcosa a livello inconscio e che ogni tanto riaffiora nei miei processi creativi. Tra i fotografi metterei Elliott Erwitt, con la sua ironia e Michael Kenna con la sua eleganza stilistica, ma anche in questo campo sono tantissimi i fotografi che mi piacciono ed ho ammirato e, soprattutto, cercato di imitare per impararne la tecnica e seguirne la strada tracciata. Nel design impazzisco per Bruno Munari, ma sono rimasto affascinato dalla corrente Bauhaus. Insomma attingo da tante fonti di ispirazione e cerco sempre di elaborare e sviluppare un mio stile personale, anche se la mia incostanza mi porta a cambiare spesso direzione e la mia voglia di progredire mi fa percorrere sempre nuovi sentieri, spesso inesplorati e ostici da far “digerire” a chi mi segue.

Antropomorfosi - Alberto Gianfranco Baccelli

Angelo Zzaven: Digitalizzazione, strumenti fotografici evoluti, intelligenza artificiale... il mondo va avanti in modo spedito, tutto sembra velocizzarsi e superarsi in continuazione. Quale futuro per la fotografia artistica? Ti spingo a proiettarti in avanti: di che cosa parleremo nei prossimi anni?

Alberto Gianfranco Baccelli: Difficile a dirsi visto i progressi della tecnologia digitale. Secondo me si avranno le solite due correnti di pensiero: quelli nostalgici ed un po' romantici che si dedicheranno ai mezzi così detti obsoleti, ma con potenzialità ancora da provare e quelli che si butteranno a capofitto nelle nuove soluzioni sfruttandole in maniera sempre migliore e, speriamo, con più creatività. Del confine tra essere artista o “smanettatore” casuale di software sofisticati, se ne potrebbe parlare per molto… La mia paura è che la creatività umana venga troppo surclassata ed in parte messa da parte, atrofizzata, dall’uso eccessivo, passivo e smodato delle varie intelligenze artificiali negli svariati campi. Quello che è certo è che io personalmente, oltre a divertirmi a sondare le nuove tecnologie, continuerò a divertirmi con le vecchie mescolandole e contaminandole come ho sempre fatto.

Angelo Zzaven: Prima abbiamo accennato al tuo lavoro di grafica e fotografia che ho apprezzato, già in passato, tanto da includerlo nel libro #leimmaginicheamo. Ecco, visto che alcune immagini di questo tuo interessantissimo progetto, accompagnano questa intervista, vorrei che me ne parlassi accuratamente. Come nascono, come maturano e quali concetti le sorreggono?

Alberto Gianfranco Baccelli: In genere non mi metto a pensare troppo su cosa fare e come farlo, all’inizio è solo una voglia di esternare una riflessione su un argomento scaturita da un sollecito esterno, una notizia, un film, un libro… Poi nasce il progetto, man mano che butto giù le idee sempre più in modo chiaro ed ordinato, ma in principio è sempre una sorta di caos che scaturisce da un bagliore tra i pensieri, la classica lampadina che si accende nel buio. Per alcuni progetti preparo anche una specie di introduzione scritta, una sorta di libretto delle istruzioni.

Faccio solo un esempio: “Le Porte Oniriche, sono passaggi tra il reale ed il sogno, tra il vero e il fantastico, tra il percepito e l'inconscio. Sono accessi possibili da attraversare solo con la fantasia e la creatività, con la voglia di andare oltre agli schemi logici e le regole imposte. Le Porte Oniriche esistono solo dentro di noi e ci permettono di oltrepassare il consueto, di ridisegnare la realtà come crediamo meglio. Esse indicano un diverso modo di immaginare quello che ci circonda, allestendo allegorie e situazioni impossibili altrimenti. Queste porte si oltrepassano con l'inconscio durante il sonno, alcuni le oltrepassano anche da svegli usando la fantasia e la creatività, chiavi reali per aprire questi passaggi verso altri mondi immaginari.”

Porta onirica 12 - Alberto Gianfranco Baccelli

Angelo Zzaven: Se dovessi essere costretto a scegliere tra lo strumento fotografico e la matita, oggi a che cosa rinunceresti?

Alberto Gianfranco Baccelli: Bella domanda… Alla quale è impossibile rispondere, come se tu mi chiedessi quale dei due figli amo di più. In ogni caso, per assurdo, dico che oggi come oggi potrei fare a meno di entrambe, dato che con AI si può fare tutto senza avere né arte né parte, basta saper scrivere una frase descrittiva di una scena qualsiasi ed essa te la riproduce. A parte questo credo che, rispondendo seriamente, potrei rinunciare alla matita, anche perché avendo una collezione di oltre 150 macchine fotografiche, quasi tutte analogiche e di modelli diversi, alcuni molto vecchi e rari, potrei sbizzarrirmi con il loro uso nei vari formati con le varie pellicole che ancora oggi riesco a trovare tramite internet. E poi con il computer le fotografie le posso sempre elaborare, renderle più vicine ad opere grafiche, oppure lavorarle in camera oscura, sviluppando e stampando a modo mio. Insomma se dovessi sacrificarne una opterei per la matita, forse… O no?

Angelo Zzaven: Hai accennato, in varie risposte, all'uso dell'intelligenza artificiale, hai fatto già degli esperimenti? Pensi di poterci lavorare in futuro?

Alberto Gianfranco Baccelli: Provata sì, amata no. Non mi entusiasma essere la scimmia ammaestrata che permette ad AI di diffondere la sua personale arte, rubacchiando in rete tra i lavori di altri autori. In alcune elaborazioni si scorge la firma camuffata dell’opera originale alla quale AI ha attinto per poter creare la propria immagine. Ci sono tanti programmi gratuiti in rete, quelli a pagamento sono ancor più sofisticati e -per certi versi- migliori, che permettono a chiunque di credersi grandi artisti, ma qui sta il grande equivoco: costoro non sono altro che lo strumento che permette ad una macchina di creare qualcosa, assemblando parti di lavori già esistenti. Questo non mi piace perché potrebbe anche giustificare chiunque, non solo AI, a pescare opere di altri, pubblicate non solo in rete, e farle proprie con delle piccole modifiche. Inoltre si rischia di perdere del tutto la creatività umana, cioè che si deleghi in tutto e per tutto una macchina a creare per noi e non solo opere di stampo artistico, ma come già sta succedendo immagini di reportage inesistenti, video fake di notizie inventate, ecc… Non a caso i governi di molte nazioni, tra cui l’Europa come Comunità, si stanno interrogando sul problema che si va ponendo sull’uso di questi programmi e cercano di porvi un freno. Discorso diverso se AI viene usata per modificare una propria immagine, migliorarla per certi aspetti e qui si entra in un campo più percorribile; è comunque tutta una questione di onestà intellettuale.

Aspoonsflock - Alberto Gianfranco Baccelli

Angelo Zzaven: La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione.... diceva René Magritte; ti senti di condividere questo pensiero?

Alberto Gianfranco Baccelli: Realtà e verità sono due concetti opinabili e nonostante si possano vedere come assoluti e concreti, non lo sono affatto. Per me non esiste né la realtà assoluta né tantomeno la verità assoluta. Quello che esiste veramente è solo quello che riesci a realizzare, siano essi sogni, fantasie o desideri. Sono molto legato alle visioni di Magritte, tra l’altro ci accomuna il paese di nascita, il Belgio, ed al suo pensiero in generale; questa frase poi calza a pennello anche per le mie realizzazioni.

Angelo Zzaven: Che cosa consiglieresti a un ragazzo incuriosito dall'arte che vorrebbe emulare i tuoi lodevoli risultati?

Alberto Gianfranco Baccelli: Di lasciare andare la propria fantasia senza preoccuparsi troppo delle regole e degli schemi artistici in voga oggi, anche perché domani molto probabilmente saranno superati. Cose che piacciono oggi non piacevano venti anni fa e non piaceranno tra vent’anni…

Per realizzare un’opera dettata dal proprio estro creativo c’è bisogno tuttavia di una buona, se non ottima, preparazione tecnica. Quindi due sono le cose che consiglio a tale proposito: imparare bene l’uso delle tecniche e delle tecnologie che si vogliono adoperare e studiare gli autori che più ci piacciono in tutte le aree che hanno a che fare con l’arte, soprattutto, ma anche in altri campi a noi più vicini. Per studiare non intendo solo leggere libri e trattati sui vari artisti, ma anche, in special modo, tentare di rifare copiando al meglio le loro opere. Anche per rendersi conto delle difficoltà realizzative e dei processi necessari per arrivare al risultato finale. Questa, naturalmente, resta la fase di studio per imparare e progredire, diventare più pratici nell’uso dei mezzi per le varie realizzazioni che verranno in seguito, quelle veramente nostre e non più copie. Ad un certo punto bisogna abbandonare questa fase, altrimenti saremo solo dei ripetitori, magari degli ottimi “falsari”, ma non saremo mai artisti nel senso originale del termine.

Macchina inutile - Alberto Gianfranco Baccelli

Angelo Zzaven: In una società sempre più sommersa dalle immagini, decodificare informazioni visive diventa di fondamentale importanza. Ti piacerebbe che il linguaggio visivo cominciasse a essere insegnato fin dalla scuola primaria?

Alberto Gianfranco Baccelli: Mi piacerebbe molto, i bambini apprendono molto facilmente ed una educazione alle forme visive, dati i tempi, li aiuterebbe a vivere con più consapevolezza il mondo che oggi si trovano ad affrontare. Bombardamenti di immagini sono all’ordine del giorno e, comunque, aggiungerei dei corsi anche per adulti. Soprattutto a chi fa e gestisce l’informazione. L’etica in certi campi si è proprio persa del tutto. Il rispetto degli altri è andato a farsi benedire e spesso la cronaca è diventata una spettacolarizzazione sensazionalistica. I media sono colpevoli dell’abbrutimento e dell’impoverimento delle coscienze.

Angelo Zzaven: Alberto, la nostra chiacchierata volge al termine, per finire vorrei che rispondessi a una domanda che non ti ho fatto. Grazie per la gentilezza e la disponibilità.

Alberto Gianfranco Baccelli: Sono io che ringrazio te per l’opportunità che mi hai dato. Per quanto riguarda la domanda che non mi hai fatto ed alla quale avrei risposto volentieri, è questa: Che progetti hai per il futuro? Caro Angelo, il mio progetto per il futuro è uno solo: continuare come ho sempre fatto a divertirmi, mettendo a frutto ogni secondo del mio tempo, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Facendo tutto quello che mi sento di fare nei vari interessi che ho sempre coltivato. E tra una fotografia, una elaborazione al computer, un disegno, una poesia, un racconto, una sessione musicale sbattendo la mia batteria, una vignetta, una bevuta in compagnia, una passeggiata sulle Mura di Lucca, ecc… godermi per quanto possibile questa unica vita che ci è concessa, senza futuro.



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